Tremate, le magare son tornate!

A San Fili il 4 agosto. Ma chi sono le magare? Ne abbiamo parlato con lo storico Pietro Perri

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    Tremate tremate la Magare son tornate! L’evento sanfilese si terrà il 4 agosto nel centro storico. L’ abbiamo chiesto allo storico Pietro Perri chi siano le magare. Ritorna “Le Notti delle Magare ”,manifestazione promossa e realizzata dall’Amministrazione comunale di San Fili, che si pone l’obiettivo primario di promuovere la filiera turistico-culturale del territorio sanfilese attraverso la diffusione e la valorizzazione della cultura e la tradizione popolare del territorio di San Fili, che ruota intorno ad un elemento di forte identità, ossia le “Magare”, figure attorno alle quali ruotano tradizioni e antiche leggende. Si svolge nel centro storico del borgo, ed è caratterizzata da premi letterari, performance artistiche, laboratori, proiezioni, cartomanti, musicanti e cantastorie, giocolieri itineranti, artigiani. Altro elemento importante sarà la gastronomia e con sagre culinarie e la preparazione di prodotti tipici.

    C’erano davvero le magare a San Fili o ancora ci sono?

    “Ci fu un vescovo di Cosenza che intervenne per scacciare quelle donne. Ma è risaputo,la magia non muore mai. E’ trasformante. Si è modificata in una forma diversa da quella primitiva .Nei suoi anni di studi l’antropologo e storico Ernesto De Martino ha spiegato perché il momento magico sia sopravvissuto nella vita culturale meridionale e come questa abbia partecipato consapevolmente alla grande alternativa tra “magia” e “razionalità” da cui è nata la civiltà moderna. Ma chi sono le magare di San Fili? Sono streghe o donne magiche? Mi è piaciuta molto la definizione che denota lo storico sanfilese Pietro Perri :“Le magare di San Fili, lasciatemelo dire, sono diverse.”

    E in che senso le magare di San Fili sono diverse?

    “Per rispondere a tale domanda bisognerà dire, ovviamente riferendoci alla terminologia classica (dialetto cosentino – sanfilese) chi è o cosa è una magara? Se cerchiamo su internet o su un qualsiasi dizionario del dialetto cosentino, viene segnalata come sinonimo di strega e forse in altre zone ed in altri tempi di strega (nel significato dispregiativo del termine) veramente si trattava. Ma le magare di San Fili, lasciatemelo dire ,sono diverse e sicuramente non sono streghe nel vero senso della parola”.

    E allora chi o cosa sono le magare?

    “Il termine deriva da mavare con cui si indicano in Sicilia (siamo, guarda caso, comunque nel Regno delle Due Sicilie) una sorte di streghe :«La “mavara” è, secondo la voce popolare, una conoscitrice di antichi segreti di magia, ella sa utilizzare le preziose virtù delle piante per guarire ma anche per avvelenare, sa preparare una fattura ma sa anche scioglierla, sa ridare l’amore perduto e farlo perdere a chi ce l’ha già, etc.Molte giovani fanciulle ricorrono alle arti di questa maliarda e ciò che le chiedono è sempre la stessa cosa. suscitare l’interesse di un uomo in particolare per legarlo a sé, oppure far tornare un amante che se n’è andato”.Il significato è prelevato dal libro “Messinarcana” di Giandomenico Ruta.Ed è proprio così, le magare di San Fili (mavare in Sicilia) sono sì le naturali depositarie della conoscenza di antichi misteri (ovvero di parte ciò che siamo abituati, per ignoranza in materia, a considerare delle arti magiche) ma non per questo possono essere considerate dei soggetti buoni solo da mandare al rogo in quanto servitori (servitrici) del male. Anche se purtroppo di magare sul rogo, grazie alla Santa Inquisizione, ne sono finite tantissime.Le magare sono un po’ indovine, un po’ psicologhe, un po’ erboriste (arte tipica delle streghe durante il periodo che le ha viste vittime di una inconcepibile persecuzione), un po’ fattucchiere (che fanno la fattura o tolgono la stessa), un po’ zingare, un po’ druide, un po’ sacerdotesse della greca Ecate, un po’ sante e un po’ demonie.Le magare di San Fili erano (o forse lo sono ancora ) regolarmente interpellate per problemi di cuore e di salute: “ppe ru carmu” (tipico quello dei “cattivi”, ovvero dei vermi intestinali), per indovinare il futuro e “ppe ru for’affascinu” (in particolare per togliere il malocchio).”

    Alessia Rausa 

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