Andrea Algeri e quel sogno americano: storia di un successo in musica

Il giovane cantautore di Luzzi famoso in Oregon

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    La chiave della musica per aprire la “Port…land” del successo. Quella di Andrea Algieri, giovane cantautore di Luzzi, famoso in Oregon è una bella storia. Davvero. E’, la storia di uno che, con passione e sacrifici, ce l’ha fatta a far diventare reale il classico “sogno americano”. Andrea, nato e cresciuto a Luzzi, piccolo centro della Media Valle del Crati, di musica, note, suoni di tamburo e accordi di chitarra ne ha sentite tante. Già nella culla. Sì, perché, suo padre, suo zio e suo nonno, come hobby suonavano. Dai giri di “do” alle strine di Natale, passando anche per gli accordi dei più grandi successi musicali, nazionali ed internazionali. E’ notte fonda qui da noi, quando gli scriviamo su Fb, postando un like sul suo ultimo video. Due chiacchiere e un pollice alto, ed eccolo pronto a rispondere su Skype. L’accoglienza è di quelle che non si dimenticano. “Prego, accomodati”. A Portland, la città che l’ha adottato e gli ha aperto la porta del successo, è una giornata meravigliosa. Lui e la sua band, sono in sala di registrazione, stanno preparando il repertorio per un paio di concerti in Mississipi. In Mississipi (Missis’ sippi, in inglese ascolta, ndc) la musica non è solo ascolto e passione, è vita. Ed è proprio per questa vita, di note, di musica e di passione, che Andrea Algieri ha vinto un festival. Uno di quelli che nel panorama musicale, contano. “Questa è la mia famiglia, mostrando orgogliosamente la chitarra e indicando, uno per uno, i suoi straordinari musicisti”. Il cordone ombelicale con la sua terra, con la sua Luzzi, non l’ha mai tagliato. Prova ne è un mega manifesto alle sue spalle: “Mbrascatu”, nome del gruppo e anche titolo di uno dei suoi album di successo. “Mbrascatu” – dice – è un omaggio a mio nonno. Il primo a mettermi in mano una chitarra, il primo a farmi giocare con un plettro sulle corde. Glielo devo. “Mbrascatu”, è anche il soprannome con cui i luzzesi chiamavano mio nonno. Lui, mi ha insegnato tutto. Dalla musica alla vita. Ma senza alcuna scuola. Mi ha insegnato che la musica, così come la vita, va vissuta e suonata ad orecchio. Va sentita. Con l’anima”. Sentire cantare Andrea è davvero un piacere. Quello della band è un repertorio molto vasto. La contaminazione di suoni rock, con note indie, influenze pop, ritmi soul, acuti blues e improvvisazioni jazz, assume un fascino, ancora più melodico, con la grande anima della musica italiana. “Sono cresciuto ascoltando Villa, Di Capri, Lauzi, Modugno, Cocciante, Zero, De Gregori, Branduardi, Conte. Insomma, i più grandi”. E, poi? “Poi, dopo il diploma all’Istituo d’arte, sempre di Luzzi, – tiene a ribadire con orgoglio – il viaggio a Firenze, per iscrivermi all’Accademia delle Belle Arti, per frequentare il corso di laurea in scenografia per il teatro. A Firenze di musica ne ho visto tanta, ne ho sentito ancora di più. Scoprire Capossela, ascoltare Brunori è stata una folgorazione. Così come ho affinato e migliorato la mia idea di musica e suoni, ascoltando tutto quello che il panorama musicale fiorentino e toscano in genere proponeva”. Andrea, fa una pausa e riavvolge velocemente il nastro della sua formazioni personale e professionale. “Certo di musica, suonata per passione non si vive. Appena si sopravvive. Mi sono concentrato sugli studi, assicurandomi un passaporto per il Messico, per la progettazione di una scenografia per una soap opera in Messico. Quanta musica anche qui. I messicani la musica ce l’hanno nel sangue. Suonano, ballano e cantano dappertutto e, se non posso fare niente di tutto questo, fischiettano”. In Messico, il leader di “Mbrascatu” è stato un anno e mezzo. Sarebbe voluto rimanere ancora di più. Ma, la chiamata alle armi, l’ha costretto a rispondere presente al richiamo della Patria. Ma, di imbracciare un fucile e rispondere signor sì, Andrea non aveva nessuna intenzione e, allora, ecco la scelta del servizio civile. Sempre a Firenze. “Di giorno – continua – mi occupavo di disperati, senza tetto, tossicodipendenti, bambini disagiati, persone con problemi di handicap. Ma, la sera, spazio alla musica. Per vibrare, per disintossicarmi da quelle storie dolorose, per rigenerarmi, per innamorarmi. Sempre più della musica”. Ma, una sera, la scintilla, oltre che per la musica, scocca anche per Susan. Lei, bellezza stelle e strisce, in Italia per uno scambio culturale, frequentava assiduamente il pub, dove Andrea con altri amici, aveva iniziato ad utilizzare come “palestra per le esibizioni”. Due accordi, un assolo di chitarra e qualche sguardo e Andrea e Susan, da quella sera non si sono lasciati più. Dopo il matrimonio, si sono stabiliti a Firenze, ma senza trovare nessuna concreta opportunità di carriera. Dopo qualche anno, la svolta, con il trasferimento negli States. Prima a New ork, poi a Portland. Per l’inizio di una nuova vita. “Qui la musica – continua – è vita. Qui la musica fa davvero da colonna sonora alle giornate. Qui la musica è la più perfetta applicazione del detto “canta che ti passa”. Per l’inizio di una carriera. Straordinaria e felice. Proprio com’è oggi Andrea, cantautore in ascesa, marito e complice di Susan e padre di un bellissimo bimbo. Ma, assicura “non mi sono montato, né mi monterò mai la testa. So bene chi sono, so bene da dove vengo, so bene chi devo rimanere. Una persona pulita e semplice. Orgoglioso del mio passato, delle mie origini, della mia Luzzi”.

    Carmine Calabrese

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