Presentata a Palazzo Marino la ‘Guida archeologica della Calabria Antica’

Il lavoro del prof. Fabrizio Mollo, che stuzzica la curiosità e invita alla lettura, utile per turisti e valido strumento didattico

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    SANTA MARIA DEL CEDRO – Non a caso il prof. Fabrizio Mollo, docente di Archeologia Classica presso l’Università degli Studi di Messina, originario di Acquappesa, ha iniziato il tour di presentazione della “Guida Archeologica della Calabria”, non un compendio ma una trattazione particolareggiata dell’immenso patrimonio presente in questa regione, dai luoghi più familiari, quelli delle antiche Blanda, Laos e Lavinium, siti oggi ricadenti nei territori, rispettivamente, di Tortora, Santa Maria del Cedro e Scalea. L’evento a Santa Maria del Cedro, nel magnifico Palazzo Marino (ex Carcere delle Imprese), alla presenza di un folto pubblico, presenti i sindaci dei comuni dianzi cennati e la stampa. Un volume di ben 750 pagine, edito dalla Rubbettino, che tuttavia stuzzica la curiosità e invita alla lettura (e alla successiva visita) sui parchi archeologici, i musei e le collezioni della regione, anche attraverso ben 13 itinerari consigliati, il Tirreno Cosentino con i siti di Blanda, Laos, Cerillae, Clampetia e Temesa, la Piana di Lametia dalla foce del Savuto all’Angitola, Vibo (Monteleone) e l’altopiano del Poro, la Piana di Gioia Tauro con i siti di Medma, Metauros e l’area di Palmi e Oppido Mamertina, la città di Reghion e la sua chora tra il fiume Petrace e la fiumara Palizzi, la fascia jonica reggina con gli insediamenti di Lokroi e Kaulonia, la fascia jonica catanzarese con il golfo di Squillace e la città di Scolacium, il territorio di Crotone dal fiume Tacina al fiume Trionto, la Sibaritide meridionale, l’altopiano silano, l’alta valle del Crati e Cosentia, gli insediamenti di Sibari, Thurii e Copia nella Sibaritide e l’alto jonio cosentino, l’area del Pollino e di Castrovillari. Una “guida” davvero completa, ricca di riferimenti e richiami bibliografici, anche dello stesso prof. Mollo, utile per turisti e calabresi che spesso non conoscono questo patrimonio, ma da considerare importante strumento didattico per le scuole al fine di avvicinare gli studenti al “fascino” della memoria che si perde indietro nei secoli.

    Letterio Licordari

     

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