La pallavolo cosentina resta orfana

Umberto Grandinetti, fondatore della prima “Milani”, ci lascia: è stato un padre e una guida morale per tanti ragazzi nei primi anni ‘70

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    L’immagine ormai consolidata per indicare una figura carismatica per la crescita morale di un gruppo di giovani è quella del “professor Keating†resa indimenticabile dal genio di Robin Williams. E fin qui lo sappiamo tutti.
    Ma ora provate ad immaginarlo come un sacerdote del 1968 e dintorni in una città del sud Italia e pure in un quartiere molto difficile e tentatore come via degli Stadi, cioè ‘u Stadiu.
    All’epoca, Don Umberto (il primo a destra, nella foto) era il sacerdote di quel quartiere ed aveva intorno a sé molti adolescenti, che lo stimavano e si raccoglievano in quell’oasi che era la vecchia chiesetta di San Vito martire.
    Questo prete, molto noto alla Curia cittadina come prete molto (troppo) aperto e moderno, aveva la passione per uno sport che all’epoca muoveva i primi passi, anche se qualcosa di avviato in città già c’era: la pallavolo.
    Qualcuno, all’epoca, la chiamava “palla a voloâ€, eravamo alla fine degli anni ‘60.
    E gli ingredienti li abbiamo già citati tutti: un sacerdote fondatamente sospettato di essere “rossoâ€, non proprio amatissimo dai suoi superiori e un gruppo di ragazzi che lo adorava e si fidava di lui. Solo uno era quello già famoso, dietro questo identikit: Don Lorenzo Milani.
    E se questo prete ama la pallavolo, vuole fondare una squadra e deve trovarle un nome? Come credete che la chiamerà, se non “Pallavolo Lorenzo Milaniâ€.
    Chi scrive lo ha incontrato poco tempo dopo, alla fine del 1972, quando già la squadra aveva una sua identità e una sua collocazione forte nella pallavolo calabrese. Giocava all’aperto, sul cemento del campetto del “Campo scuolaâ€, dopo la pista di atletica.
    Poi la Milani è cresciuta, ha avuto tanti giocatori e tecnici di ottimo livello ed ha pure cambiato città, andando a Rende. Ma quel “seme†aveva messo radici, dando linfa nuova all’ACLI Settecolli e poi dando origine all’Eutosport Brutium Cosenza.
    Anche Don Umberto aveva cambiato vita: aveva lasciato l’abito talare e ufficialmente aveva perso il “Donâ€, ma per tutti noi, anche oggi che ci ha lasciati, era e sarà sempre “Don Umbertoâ€, anche se ci sforzavamo di morderci la lingua per parlarne come un laico.
    Secondo noi organizzerà una squadra anche in cielo, ma stavolta Don Lorenzo Milani tiferà per lui da molto vicino.
    Sergio Lionetti

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