Recupero e riqualificazione centro storico di Cosenza. Come mai i rappresentanti dell’Ordine degli Architetti non sono mai stati invitati a partecipare ai vari tavoli tecnici?

Sarà stata solo distrazione? Se così non fosse è davvero un fatto grave

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    Da molti mesi a Cosenza è in atto un acceso dibattito circa l’utilizzo dei 90 milioni di euro, approvati dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) con delibera pubblicata in G.U. n.216/2018, destinati al recupero ed alla riqualificazione del Centro Storico della Città Bruzia. Al fine di mettere a punto i necessari protocolli d’intesa con le varie istituzioni chiamate ad utilizzare i 90 milioni di euro, il Ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, ha dato avvio ad una serie di “tavoli tecnici istituzionali per il Centro Storico di Cosenza” Il primo si è tenuto a Roma il 5 febbraio scorso nel salone del Ministro, alla presenza dei rappresentanti della Regione Calabria, della Provincia e del Comune di Cosenza, del Ministro per il Sud, del Prefetto di Cosenza, Confcommercio, Confartigianato, Biblioteca Nazionale e tanti altri, oltre a diverse associazioni del capoluogo bruzio. Il secondo tavolo tecnico, finalizzato alla sottoscrizione del CIS (Contratto Istituzionale di Sviluppo), si è svolto invece a Cosenza, lunedì 18 febbraio nella sede della Prefettura.

    All’incontro organizzato congiuntamente al Ministro per i Beni e le Attività Culturali e dal Ministro per il Sud, hanno preso parte, oltre ai rappresentanti istituzionali dell’Amministrazione Regionale, Provinciale e Comunale di Cosenza, il Rettore dell’Unical e i Presidenti delle Associazioni di categoria. Ebbene, nelle elencate riunioni tecniche, durante le quali si è discusso in merito a progetti, azioni ed interventi sul patrimonio architettonico della città, non sono stati mai coinvolti gli Ordini Professionali ed in particolare l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Cosenza. Si tratta di una distrazione? Se lo è, la riteniamo molto grave! È, infatti, inaccettabile che l’intera categoria degli Architetti, deputata, sopra ogni altra, al recupero e valorizzazione dei centri storici, sia stata totalmente ignorata. Inoltre, lunedì 18 febbraio si è tenuto un ulteriore tavolo tecnico, presso il Salone del Comune di Cosenza, nel quale ancora una volta l’Ordine degli Architetti non è stato invitato. Ciò appare ancor più strano in considerazione del fatto che lo stesso Comune, che ricordiamo ha come sindaco un architetto, aveva richiesto, circa un anno fa, al Consiglio dell’Ordine un rapporto di collaborazione attraverso la redazione di un protocollo d’intesa, volto proprio al rilancio del centro storico e denominato “Rigenerare la Città Storica”.

    E’ opportuno ricordare al Ministro e agli altri “distratti”, che gli interventi su immobili di interesse storico – artistico, e nel caso della città antica di Cosenza è il tessuto stesso ad assumere carattere storico – artistico, qualsiasi sia la finalità (turistica, culturale, ecc) non possono prescindere dalla figura dell’Architetto, perché è noto a tutti che gli architetti hanno competenza esclusiva per operare su edifici artistici vincolati, tuttavia in pochi sono a conoscenza che tale competenza esclusiva vale anche per gli edifici artistici non vincolati. Se il benessere dell’uomo è interesse primario delle nostre attività, per garantire all’uomo di vivere in uno spazio che non crei, ma risolva disagi sociali e ponga le condizioni per una vita qualitativamente elevata, è necessario l’intervento di tecnici specialisti. Riconoscere le competenze degli specialisti è un atto di progresso civile. Lo Stato riconosce alla progettazione architettonica e del paesaggio, naturale e antropizzato, un ruolo fondamentale per il miglioramento dell’ambiente di vita; per la valorizzazione delle risorse economiche, storiche, culturali, sociali, ambientali e paesaggistiche dei territori. L’attività di progettazione interessa molteplici aspetti e diverse competenze. L’art. 52 del R.D. 23.10.1925 n. 2537 recita: “Formano oggetto tanto della professione di Ingegnere quanto di quella di Architetto le opere di edilizia civile, nonchè i rilievi geometrici e le operazioni di estimo ad esse relative. Tuttavia le opere di edilizia civile che presentano carattere artistico ed il restauro e il ripristino degli edifici contemplati dalla legge 20 giugno 1909, numero 364, per l’antichità e le belle arti, sono di spettanza della professione di Architetto, ma la parte tecnica può essere compiuta tanto dall’Architetto quanto dall’Ingegnere”.

    Quest’articolo attribuisce all’architetto la possibilità di intervenire sugli edifici di carattere storico artistico per la parte di progettazione architettonica, e ad ingegneri e architetti per la parte ‘tecnica’. A tal proposito, occorre menzionare la sentenza del Consiglio di Stato n. 21 del 9/01/2014 che ha definitivamente chiarito l’esclusiva competenza degli architetti su incarichi afferenti la direzione lavori da eseguirsi su immobili di interesse storico-artistico, e la sentenza del TAR Campania n.3718 del 05/06/2018 , la quale precisa che la direzione lavori su immobile sottoposto a tutela culturale e ambientale deve necessariamente essere riservata ad un professionista in possesso della qualifica di Architetto.

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