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Quote di genere nelle società: la legge Mosca esempio in Europa

Rappresenta un modello per la presenza delle donne all’interno degli organi delle società quotate in borsa e in quelle controllate da pubbliche amministrazioni e pone a livello Europeo l’Italia al pari di Paesi come Svezia e

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    La legge che oltre 7 anni fa è stata portata avanti dall’Europarlamentare Alessia Mosca, la 120/2011 rappresenta un modello per la presenza delle donne all’interno degli organi delle società quotate in borsa e in quelle controllate da pubbliche amministrazioni e pone a livello Europeo l’Italia al pari di Paesi come Svezia e Finlandia.

    Lo ha confermato pochi giorni fa il dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri che si occupa di pari opportunità, la legge Mosca ha incrementato del 75% negli ultimi quattro anni la presenza delle donne che ricoprono ruoli apicali negli organi delle società controllate.

    Il dato è stato certificato dalla società Cerved Group: al 30 settembre le donne rappresentano il 32,1% dei componenti degli organi di amministrazione e controllo delle società non quotate, facendo registrare un aumento di 14 punti percentuali su scala nazionale rispetto al 2014. Ben 524 donne in più! Il numero di donne amministratrici uniche rispetto al 2017  è, invece, addirittura raddoppiato.

    Meno celere è il cambio di rotta al sud e nelle isole dove si registra una media del 25,7% di donne: 18,8% nei Cda e 28,8 nei collegi sindacali.

    L’OCSE ha certificato, invece, l’aumento percentuale delle donne nelle società quotate italiane: cifre raddoppiate dal 15% del 2013 al 30% del 2016.

    Una forzatura a livello legislativo senza alcun dubbio, attuata nel solco delle “affirmative action” che impongono una discriminazione positiva per accelerare un cambiamento rispetto ad un gap che spontaneamente non veniva adeguatamente sanato.

    Questa legge ha trovato una prosecuzione in una norma fortemente voluta dalla ministra Marianna Madia, di concerto con la sottosegretaria Boschi, contenuta nell’articolo 11, comma 4 del D.lgs 175 del 2016 (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica) che prevede il rispetto del principio di equilibrio di genere, almeno nella misura di un terzo, nella scelta degli amministratori delle società a controllo pubblico da computare sul numero complessivo delle designazioni o nomine effettuate in corso dell’anno.

    Sempre nel 2016 lo studio “The CS Gender 3000: the reward for change” di Credit Suisse Research Institute ha sottolineato come l’Italia si ponga al quarto posto nel mondo per presenza di donne nei Cda. Anche la Consob, nello studio “Boardroom gender diversity and performance of listed companies in Italy”, nell’analisi delle società italiane quotate nel periodo 2008-2016, ha evidenziato non solo l’aumento delle percentuali di donne, ma la contribuzione che le donne hanno dato nel modificare le caratteristiche dei board, riducendo l’età media, aumentando la diversità anche a livello di background professionale, innalzando il livello medio di istruzione. 

    E se, ad oggi, la legge Mosca “scade” nel 2022, il Codice di Autodisciplina della Borsa Italiana lo scorso luglio è stato riscritto introducendo principi e criteri applicativi delle norme sulla parità di genere, promuovendo il mantenimento volontario degli effetti della legge.

     

     

     

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