I social contro Roselli

L'allenatore del Cosenza calcio preso di mira sulla Rete

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    E Giorgio finisce sott’assedio. Social. Alla classica ora del thè, i tifosi rossoblù si sono riversati sul più frequentato bar dello sport della piazza virtuale, per sorseggiare litri di camomilla e di digestivi, nel tentativo di mandar giù e smaltire l’ennesima sconfitta, rimediata in Sicilia e rimasta sullo stomaco, peggio di un ricco ed elaborato cannolo, mandato giù d’un fiato, senza masticarlo. L’1-0 ha fatto male, tanto. Ha fatto male alla squadra, irriconoscibile per lunghi spezzoni di gara; ha fatto male alla società, “tradita” dai suoi uomini; ha fatto male al tecnico, rimasto con un filo di voce e con tanti dubbi amletici in testa; ha fatto male all’ambiente, ormai stanco di questi spettacoli indegni; ha fatto male a quei fantastici, straordinari, encomiabili, appassionati ultras che anche ieri, sugli spalti del “De Simone” hanno cantato per i Lupi e mostrato la parte più bella dell’identità pallonara cosentina. Ha fatto male al Cosenza, in termini di sicurezza di classifica (la Virtus Francavilla, squadra per niente trascendentale, con un De Angelis in più e una precisa idea di gioco e tanta voglia di stupire, è appena un punto sotto i Lupi, ndc) e in termini di morale. Il Cosenza visto, anzi meglio, non pervenuto, ieri in Sicilia, non ha avuto testa, gambe, idee, forza, calore, colore e nemmeno cuore ed orgoglio. Di maglia e d’appartenenza. Al triplice fischio finale, la delusione social è sfociata e dilagata in rete, peggio del più sofisticato “trojan” lanciato da abili pirati informatici. Il primo lancio di insoddisfazione è quello dei valorosi componenti di “Cosenza nel Cuore”: “L’associazione Cosenza Nel Cuore, vista la mediocre prestazione oggi a Siracusa, invita la squadra e il mister a TIRARE FUORI LE PALLE e al presidente Guarascio di prendere gli opportuni provvedimenti”. Un valzer di lancette dopo, ecco Cristian: “Basta, basta, basta. Non accetto questa dissaffezione verso la maglia e questo disamore per i colori rossoblù. Io, come tanti altri amici e tifosi, faccio i salti mortali per pagarmi un biglietto e seguire il Cosenza in casa e in trasferta, e i calciatori e l’allenatore che fanno questo per professione e non per passatempo, non hanno rispetto per Cosenza e per noi tifosi. Anche oggi a Siracusa, il Cosenza ha vinto, ma solo sugli spalti”. Verso le 18, è il turno di Marco. Il suo non è un post, è una gigantografia: “Roselliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, vatteneeeeeeeeee. Subitoooooooooooooo”. C’è poco altro da aggiungere. Solo lo spazio interviste, l’attesa della pubblicazione delle pagelle, la comparsa dei primi commenti, abbassano un po’ i decibel della protesta e della contestazione. Mezz’ora dopo le 18, riprende l’assedio. Michele, Francesco, Aldo, Carmine, Carlotta, Paola, Laura e tanti altri, raccontano la loro domenica calcistica, l’ennesima, da archiviare in tutta fretta. Per Michele, storico tifoso rossoblù, la prestazione di Siracusa, come quella di Andria, come quella di Castellamare di Stabia, come quella di Reggio Calabria, come quella di Matera, come quella di Taranto in Coppa Italia, mortifica non solo il Cosenza, ma la sua storia calcistica. Luigi, altro storico onnipresente ultrà, “Sarei felice che prestazioni indegne, incomprensibili, come quella fatta ieri a Siracusa non succedessero più. Sarebbe stato non solo opportuno, ma assolutamente doveroso che il mister e la squadra avessero chiesto scusa ai Tifosi presenti ieri sugli Spalti a Siracusa. Sarebbe, oltremodo, opportuno che mister e calciatori, dal primo all’ultimo, martedì parlino con i tifosi e si vergognino”. Ludovico, invece, è meno diplomatico e lancia un messaggio a Guarascio: “Sarebbe opportuno che il presidente sospenda per un paio di settimane quei calciatori svogliati e che non hanno a cuore la maglia che indossano. A Taranto un gruppo di ragazzini di sedici e diciassette anni ci hanno dato una lezione di calcio, di tattica e di attaccamento alla maglia. A Siracusa, alcuni nostri “scarti” del passato, insieme a calciatori con poca tecnica ma con tanta adrenalina, anima e cuore, c’hanno ridicolizzato. Figuracce per figuracce, forse i ragazzi dell’under 17 o dell’under 15, farebbero più bella figura di quelli che vanno in campo”. Verso le 20 anche Achille lascia un pensiero sul “muro”: “La colpa è tutta di Roselli. Il mister non alibi e giustificazioni. La squadra, costruita da Cerri, è nata anche con il suo consenso. Se non gli stavano bene alcune o tutte le scelte di mercato, poteva benissimo alzarsi e andare via, sbattendo la porta. Visto che è rimasto, accettando tutto, significa che tiene più a cuore il suo conto in banca, che la sua dignità”. Domani, intanto, si riprende a lavorare. C’è da preparare l’assalto al Catania, c’è da vincere una partita, far pace con i punti e convincere i tifosi.

    Carmine Calabrese

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