Buoni spesa, Rende: “coinvolgere il Terzo settore per arginare il rischio di nuove clientele”

Il sindaco ha preferito, forse per la fretta, la soluzione pseudo-burocratica trascurando l’occasione per andare oltre un Welfare monetario povero di servizi

Va bene l’assoluta urgenza, ma l’ennesimo contentino richiesto al Governo dal “sindacato dei sindaci” sulla titolarità di gestione dei buoni spesa per l’emergenza rischia di ripetere le concessioni meridionalesche del Comandante Lauro, a Napoli – “una scarpa oggi e l’altra dopo il voto” – nonché di ripetere i criteri delle nomine degli scrutatori non sorteggiati  che rappresentano  una risorsa di quel voto di scambio sulla miseria su cui finalmente anche in Calabria è stato acceso un allarme grazie al Procuratore Gratteri  ed ai suoi emeriti colleghi e collaboratori – dichiara Bianca Rende, consigliera comunale di Italia Viva.

Pur  mantenendo la  direzione del nostro  welfare comunale ed escludendo qualsiasi controllo o contributo  del Consiglio o delle ancora più subalterne Commissioni consiliari, il sindaco avrebbe dovuto o meglio potuto rivolgersi al Terzo settore del Volontariato, che conosce meglio del Comune la mappa cittadina del bisogno, per  attuare la gestione dei buoni pasto prima e meglio di tre burocratici recapiti presso i quali mettersi in fila, e per evitare, con il supporto imparziale alla compilazione della domanda telematica, qualunque uscita da casa e qualunque affollamento.

Invece ha preferito, forse per la fretta, la soluzione pseudo-burocratica trascurando l’occasione per andare, a Cosenza, oltre un Welfare monetario povero di servizi che fa rimpiangere le vecchie ECA del dopoguerra e i famosi elenchi dei poveri.

Insomma, un passo indietro coi soliti “Caballeros” pronti per andare di casa in casa a promettere o addirittura consegnare i buoni, senza aver avuto alcun merito nella loro emissione e con la finzione di averli sollecitati, prenotandosi intanto il solito voto di preferenza. Sembra finora un’altra pagina nera della “società del bisogno e della subalternità” che vive sopra le elemosine una tantum e resiste alla modernizzazione socio- politico -istituzionale – conclude.

Si può ancora, nell’Atene della Calabria, cambiare un’etica incivile della politica stracciona senza dialogo e connessioni?