Morte annunciata all’Annunziata, il paziente 1 “guarito” non era guarito

Tutti in città col fiato sospeso, cosa succederà?

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A. F. di circa settant’anni, meglio conosciuto come paziente 1, è purtroppo deceduto ieri all’Annunziata dopo essere stato dimesso nei giorni scorsi dal reparto di Malattie Infettive perché ritenuto “guarito” da Covid 19 e, per questo, trasferito nel reparto di Cardiologia per il prosieguo delle cure. Ma poi è arrivata la notizia del decesso, una doccia fredda per tutti, a partire dai familiari. Il tampone di controllo eseguito ieri, perché il paziente mostrava gravi difficoltà respiratorie ha invece, evidenziato, ancora positività. Se il dolore per il lutto dei familiari è incommensurabile e senza rimedio, dobbiamo però porci alcuni interrogativi.

Ma l’uomo era stato messo in isolamento o no? Perché il personale sanitario e i degenti del reparto sono stati esposti al rischio così superficialmente? E soprattutto, al di là dei protocolli che tanto sappiamo già che ci diranno che sono stati rispettati, non sarebbe necessario avere un po’ di cautela vista la grave emergenza planetaria?

La verità è che, ancora una volta il sistema sanitario locale, ha mostrato la sua totale incapacità nel gestire la più banale delle questioni legate al coronavirus, incurante della preziosa esperienza della Lombardia dove, evidentemente, il sacrificio in termini di vittime tra cittadini e privati, fatto a protezione di tutto il Paese, da queste parti non è stato apprezzato. Sì, perché se qualcuno ancora non lo avesse capito i lombardi si sono immolati per il resto degli italiani mettendoci in guardia dall’epidemia, proprio come dei martiri: ed è proprio questo il senso religioso che sta dietro il termine lockdown.

È questo il momento nel quale si vedono le qualità dei nostri dirigenti pubblici, in positivo come in negativo. Ed è questo il momento nel quale emergono le qualità della nostra classe politica che ha espresso questi dirigenti. La chiamata alle armi fatta ai medici, agli infermieri e a tutti i “manovali d’Italia” vale anche per politici e dirigenti calabresi. Prendano esempio da Conte e dai tanti altri che sono in prima linea, anche vicini, De Caro e De Luca.

Ora non sono più gradite dichiarazioni ma fatti. Potremo forse perdonare anche errori, ma fatti sul campo, quello che dopo non perdoneremo mai sarà l’inerzia ed il nascondersi, saranno i disertori. In fondo finalmente anche questi signori hanno la loro occasione di dimostrare quanto valgono e come sanno lavorare, dovrebbero esserne contenti.  “Schettino, salga a bordo, cazzo!”.

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